Il Mediterraneo Notturno
09-04-2021 15:05 - News

Esperienza di immersioni notturne nel Mediterraneo di un grande subacqueo e fotografo: Francesco Turano.
Avevo solo tredici anni (1978) quando i colori del mare si accesero per me, neofita dell’immersione, nell’oscurità tenebrosa. Da allora ho sempre subito il fascino dell’immersione notturna ed è di notte che ho fatto molte delle mie più belle fotografie. Ma quanti sanno veramente cosa significa immergersi di notte, anche a grandi profondità, sbirciare il fantastico mondo della fauna marina e trovarsi sott’acqua in pieno inverno, a luci spente, circondati da plancton bioluminescente? L’immersione notturna, per quasi tutte le didattiche oggi esistenti, è una delle tante specialità; ma è una pratica che andrebbe valorizzata e alla quale sarebbe doveroso dedicare particolare attenzione. Nei miei viaggi in giro per il mondo ho sempre chiesto prima la possibilità di poter fare immersione notturne illimitate, magari a discapito della comodità della barca; meglio una barca spartana ma grandi possibilità operative, che una barca di lusso con poche opzioni. E in Mediterraneo? Solo per conto proprio o con pochi pazzi che subiscono il fascino di questa straordinaria attività; o presso i diving pazienti che possono aiutarci in questa direzione. Alla fine degli anni ottanta il mare di Capo Caccia nascondeva una ricca fauna e incontrare grossi sparidi nel buio era a dir poco frequente. Era giugno e il cielo stellato era turbato soltanto dal fascio di luce del faro che sovrasta il promontorio a picco sul mare. Un’atmosfera da sogno, niente di meglio per iniziare la nostra avventura nel mare nero come l’inchiostro. “Il fascio delle nostre torce si perse nel nulla fin quando non apparve li chiaro colore della roccia sotto di noi: lentamente arrivammo sul fondo e subito iniziammo a vedere da tutte le parti occhiate, saraghi, mennole, e poi spigole, alcune anche di buona taglia; non credevo ai miei occhi. Riuscii a svegliare qualche grossa spigola prendendola dalla coda e non sapevo davvero cosa fotografare prima. Ma poi l’incontro che aspettavo: un grosso dentice posò fermo davanti alla mia fotocamera. Lo ricordo perché fu il primo dentice in notturna. La notturna in Mediterraneo è un’esperienza incredibile, sempre nuova, affascinante, ma rivolta a coloro che, del mare, desiderino carpire alcuni dei segreti della biodiversità. Non è adatta per godere di ampie visioni, poiché il solo campo visibile si riduce al raggio d’azione della nostra torcia. Ma se è la vita nel mare che vi entusiasma allora non esiste nulla di meglio. Certo, organizzare un’immersione notturna non è sempre facile. Personalmente ho sempre vissuto in luoghi sul mare e ho sempre fatto poca strada per raggiungere i punti interessanti per i tuffi nel buio. Tra l’altro ho auto la fortuna di fare sempre molte notturne partendo comodamente da terra e, ultima nota importante, ho potuto fotografare il Mediterraneo attraverso il mitico mare dello Stretto di Messina, ricco come pochi ma anche freddo e difficile. Per chi non vive al mare il discorso è certamente diverso. Senza considerare poi che sono spesso da mettere in conto le trasferte in gommone, non sempre agevoli nella brutta stagione. In pratica, si fa quel che si può, secondo i casi. Ma a parte la fase che precede l’immersione vera e propria, per il resto credo che, dall’esperienza fatta, possa tornare utile leggere queste righe per capirci qualcosa e provare a capire come si fa e in che modo. Considero interessante, di solito, muovermi sia in pochi metri d’acqua, con solo un dieci litri sulla schiena, sbirciando magari nella vita dei cavallucci marini senza neanche guardare mai gli strumenti, sia tuffarmi nell’abisso dei 50-60 metri, alla scoperta di pesci sornioni in caccia o appisolati sul fondo, comunque disposti a un approccio ravvicinato. Ecco i vantaggi della notturna, specie per gli appassionati di etologia (comportamento animale) o biologia marina: osservare da vicino ciò di giorno è sfuggente, osservare in esclusiva ciò che di giorno è invisibile. Quante specie di giorno sono insignificanti o non sono affatto visibili? La regina della notte, la fantastica Alicia mirabilis o il raro Aracnanthus oligopodus, per esempio, son sepolti nel sedimento e vengono allo scoperto solo di notte, mostrando ai sub il travolgente fascino e un’eleganza fuori norma. I cerianti della sabbia o i polipi delle madrepore o delle gorgonie, di giorno non sempre aperti e non sempre al loro massimo splendore, col buio sembrano esplodere: i tentacoli di ogni polipo sono aperti e tesi per la cattura del cibo trasportato dalle correnti. Gli echinodermi e i molluschi escono dai loro nascondigli diurni e si assiste a scene di predazione a dir poco intriganti: un gasteropode che mangia un riccio, un polpo che mangia un granchio, una murena che mangia un polpo. E poi personaggi tipicamente notturni come il calamaro, che guizza nel buio giocando con la luce della torcia, o l’elegante polpessa, con i suoi colori cangianti e le sue forme bizzarre, che danza sotto la luce leggiadra e timida al tempo stesso. Verso la seconda metà degli anni ottanta, quando la subacquea stava attraversando un periodo felice per l’avvento di didattiche americane e per la nascita dei primi diving center, nello Stretto di Messina ancora non si era formato un vero e proprio giro intorno all’attività subacquea moderna e l’unico che fotografava nel mondo sommerso da quelle parti probabilmente ero io. Ma la cosa più strana di tutte, che mi capitava quando emergevo dopo una rilassante e al tempo stesso strepitosa notturna, era quella di sentirmi dire cose strane dalla gente che mi osservava. I ricordi di tante avventure si accavallano e distinguerli uno dall’altro è sempre faticoso; fatto sta che ho accumulato una bella esperienza e posso dirvi che l’immersione notturna è, se fatta nel modo giusto e nei luoghi adatti, un’attività molto emozionante e appagante. Immergersi di notte richiede tanta pratica e immergendosi una volta tanto può sembrare ogni volta la prima volta. Se ci si immerge a profondità notevoli consiglio sempre almeno tre fonti di luce: un faro spot per vedere lontano, una luce diffusa per guardare nelle vicinanze e una torcia di riserva per ogni evenienza (allagamenti, guasti, altro). Le tre fonti di luce saranno sistemate con moschettoni al jacket in modo opportuno secondo le proprie esigenze o secondo i consigli della propria didattica. L’importante è ottimizzare la distribuzione degli accessori e non essere impacciati poi nell’uso sott’acqua delle diverse attrezzature. Per i fotografi il discorso è un po’ più complicato: una cosa è osservare e basta, godendosi lo spettacolo, un’altra è osservare, studiare e fotografare la fauna marina, nel modo migliore possibile e senza disturbare l’ambiente oltre misura. Ma l’aspetto più intrigante di ogni immersione notturna è la scoperta della vita nel mare. Un mare nero come l’inchiostro che, da tenebroso come può sembrare all’inizio, può diventare accogliente e decisamente interessante nel suo mostrarsi insolito, senza veli, pronto a svelare molti di suoi segreti più intimi agli attenti di subacquei consapevoli e appassionati
Fonte: Scubazone - Francesco Turano