L'amico Polpo
01-06-2021 17:54 - News

Raccontare di questo animale è semplicemente piacevole, quasi quanto incontrarlo e relazionarsi con lui sott’acqua. Spendere delle parole per lui, il polpo, è una soddisfazione per un subacqueo innamorato di una straordinaria creatura, un mollusco che ragiona. La fotografia mi ha aiutato a documentare la sua vita, immortalando molte scene del suo comportamento: le sue pose, le sue livree, i suoi modi di fare. Sempre affascinato, vedo il polpo con una consapevolezza tale da apprezzare ogni singolo atteggiamento, ogni piccola sfumatura del suo modo di essere. Magico cefalopode! Tra i molluschi viventi i cefalopodi sono sicuramente i più evoluti. Letteralmente, cefalopodi significa “con i piedi sulla testa” (da kepahalè – testa e podus – piede) e la cosa ben si addice a quegli animali del mare provvisti di braccia (o tentacoli) che sono direttamente inseriti sulla parte anteriore del capo. Tra tutti i cefalopodi, il polpo è sicuramente il più noto. Tuttavia è sempre difficile parlare di uno degli animali del mare più conosciuti senza cadere nel banale. Proverò pertanto a utilizzare il mio cervello strizzandolo a dovere, esattamente come fa lo stesso polpo, tra gli invertebrati più intelligenti esistenti in natura. Ciò che mi lega alla figura di questo animale è il suo aspetto unico e inconfondibile, abbinato alla sua formidabile simpatia. Sto parlando di un legame affettivo, tra un appassionato di mare e un animale del mare, un legame possibile tra persone e animali e che, spesso, rappresenta una della grandi gioie della vita. Conosciuto per lo più come “polipo”, che però in lingua italiana indica lo stadio fisso dei celenterati (corallo rosso, anemoni, ecc.), questo mollusco cefalopode vive su fondali costieri di ogni tipo, rocciosi, sabbiosi o a prateria, fino ad una profondità di circa 100 m. Nei menù dei ristoranti si legge spesso “insalata di polipo”: ciò a dimostrazione che il termine corretto ha ancora difficoltà ad entrare in uso comune. Il suo nome scientifico è Octopus vulgaris, che significa all’incirca “ottopode comune”. Otto sono infatti le sue lunghe estremità, le braccia o tentacoli. Animale sostanzialmente solitario, molto legato al suo territorio, effettua piccole migrazioni stagionali, in risposta alle variazioni di temperatura, essendo inattivo a temperature inferiori a 7 °C. Gli adulti si spostano in acque più profonde all’inizio dell’autunno, seguiti successivamente dagli individui più giovani. Invertebrato con sessi separati, vede i maschi di maggiori dimensioni, con un braccio (detto ectocotile) modificato all’estremità in una sorta di spatola con funzione riproduttiva (introduce lo sperma contenuto in sacchetti – spermatofori - nel corpo della femmina). Il periodo riproduttivo è la primavera. Le femmine producono da 50.000 a 100.000 uova, di circa 2 mm di diametro, deponendole in cordoni gelatinosi, che attaccano a supporti solidi. Alla schiusa, le larve sono pelagiche, e solo dopo 40 giorni prendono contatto con il fondo. Ho visto spesso polpi con le uova, intenti nella cova all’interno delle loro tane: è uno spettacolo senza pari, assisti incredulo a cose straordinarie. La femmina non si nutre per covare le sue uova, le difende strenuamente, non si muove dal suo posto, ed è disposta a dare la vita per la vita. Quante cose ci insegna la natura… Ma di cosa si nutre il nostro caro amico? La dieta del polpo è composta prevalentemente da molluschi bivalvi e crostacei, anche se l’animale non disdegna i pesci e molto altro ancora, adattandosi egregiamente alle situazioni più strane. Con corpo ovale, globoso, quasi a forma di sacco, ha testa e corpo, robusti e muscolosi, fusi in una struttura unica chiamata mantello, ben distinguibili per una evidente strozzatura. Ai lati della testa sono sporgenti gli occhi, il pezzo forte di questo animale, piccoli, posti lateralmente e sormontati da due protuberanze. Al possesso di organi visivi così fatti è legato il comportamento vivace ed inquieto di questo bizzarro mollusco cefalopode. Nella parte posteriore del mantello sono presenti da 7 a 11 lamelle branchiali (non visibili dall’esterno) ed un sifone dal quale è espulsa violentemente l’acqua per diversi scopi: muoversi nuotando velocemente e, in caso di pericolo, espellere il contenuto della ghiandola dell’inchiostro. Questa tasca contiene una sostanza scura che intorbida l’acqua disorientando l’assalitore e permettendo al polpo di fuggire indisturbato. Grazie ai sifoni e al suo straordinario sistema di locomozione, il polpo può sollevarsi all’improvviso dal fondo, diventando una saetta e nuotando come nessun altra specie animale; in realtà son veramente poche le volte che il polpo si mette a nuotare e, quando lo fa, compie brevi percorsi per poggiarsi nuovamente sul fondo e ricominciare a nascondersi con il suo imbattibile mimetismo. Comunque sia il suo è un sistema di propulsione molto moderno: un motore a reazione che lancia acqua sull’acqua, avanzando a scatti facendo pulsare il sacco e aprendo e chiudendo le sue braccia, che divengono una sorta di chioma fluttuante. Che emozione vedere un polpo che nuota, inseguirlo mentre nuota, fotografarlo mentre muove sincroni i tentacoli e quando, sul suo percorso, si sofferma smarrito di fronte al sub che lo osserva, sfiorando il fondo e aprendosi quasi come un paracadute quando sente l’aria al primo impatto… Da animale informe, assume un aspetto continuamente mutevole: i tentacoli sono talmente vivi e mobili da sembrar dotati, ciascuno, di vita propria; anche le ventose si muovono indipendentemente una dall’altra, aderendo alle singole pietre con movimenti accorti, misurati, molto delicati; quando si apre, il polpo mostra la sua struttura a raggiera, ma solo per poco perché subito si richiude e si raccoglie su se stesso. Incontrarsi sott’acqua con un polpo significa dare un significato all’immersione, interagire con un animale come fosse quasi domestico. Non è raro, quando si riesce a prendere un polpo in mano senza arrecargli troppo disturbo, vederlo mentre si rannicchia su se stesso proteggendosi con i suoi stessi tentacoli, che vanno a disporsi in modo da creare un ammasso rotondeggiante, con le ventose che trattengono qualche pietra per ulteriore difesa; su questa “palla di polpo” si intravede, da qualche parte, un piccolo spazio da dove il suo occhio, timidamente, scruta il mondo esterno. Dal mantello del polpo partono otto tentacoli, muniti di due file di ventose, raggiate e prive di denticoli; le ventose servono per trattenere la preda e, come abbiamo visto, per spostarsi sul fondo attaccandosi al substrato. Al centro della corona di tentacoli si trova la bocca, provvista di un robusto becco corneo simile, nella forma, a quello di un pappagallo. I tentacoli del polpo hanno più o meno tutti la stessa lunghezza, ad eccezione del braccio modificato dei maschi che è lungo circa il 25% in meno. Maestro nell’arte del mimetismo, questo mollusco può cambiare colore mediante cellule specializzate dette cromatofori, utilizzate per la trasmissione di segnali (corteggiamento, accoppiamento e lotta) e per mimetizzarsi con l’ambiente. La colorazione prende diverse sfumature che vairano dal grigio al bruno, con macchie rossastre o verdastre. La superficie ventrale invece è biancastra ed iridescente. I colori del mollusco non mutano solo in funzione dell’ambiente esterno, ma manifestano addirittura l’umore. Sulla sua pelle affiorano a tratti tinte diverse, ma anche strutture diverse che variano dal liscio al granuloso, dal gonfio al verrucoso… Sott’acqua tutto è diverso se sorprendi un polpo in tana o libero sul fondo. Il suo aspetto varia moltissimo in funzione della situazione. Un polpo in tana si muove poco se è sicuro del suo rifugio e, al limite, si gonfia un po’ mostrando le sue ventose più grandi e ritirandosi all’interno del suo antro, se necessario. Un polpo in giro sul fondo, se sorpreso, all’inizio tenta di mimetizzarsi nel modo che meglio gli riesce; quando si rende conto che lo sguardo del sub non molla la presa, sbianca e inizia a muoversi lateralmente con circospezione, guadagnando terreno verso la sua tana. In alcuni casi si alza e nuota per allontanarsi prima, ma poi si ripoggia sul fondo e, se capisce il subacqueo è ancora nei paraggi, può anche ricorrere all’uso del nero per confondere l’avversario. Riguardo le dimensioni, leggende a parte la lunghezza massima raggiunta dal polpo è di circa 1 m o poco più e il peso raramente supera i 10-12 kg. Frequentatore abituale delle fenditure tra le rocce, il polpo si barrica in tana con pietre, conchiglie vuote e altri oggetti trovati sul fondo, non disdegnando le zone di fondale misto, ma anche sabbioso e fangoso; in questi ambienti, dove costruisce le tane raccogliendo pietre e conchiglie e scavando una sorta di buca sul fondo, risulta facilmente individuabile. L’ingresso della tana, in genere, è riconoscibile anche negli ambienti di scogliera per la presenza di numerosi resti degli animali di cui si nutre (conchiglie di bivalvi, carapaci di granchi e molto altro).
Fonte: Scubazone - Francesco Turano
Fonte: Scubazone - Francesco Turano