20 Aprile 2024
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Ricordi Per La Vita

Il Carnevale di Rio de Janeiro

Tra la fine degli anni 90 e inizio secolo posso affermare, senza ombra di dubbio, di essermi trovato nel posto giusto al momento giusto.
Prima del 1997 non avevo mai avuto esperienza di cosa volesse rappresentare il mondo del Carnevale; anche se cresciuto a Santa
Croce sull'Arno, dove il Carnevale è cosa assai sentita e radicata da più 100 anni, non avevo mai partecipato alle sfilate.
A parte le uscite festaiole di martedì grasso o di fine Carnevale con gli amici.
Proprio nel 1997, come aderente al Gruppo Carnevalesco I Ribelli, feci le mie prime esperienze di sfilata in gruppo, a Viareggio.
Ne fui attratto completamente perché furono 4 sfilate dove veramente il divertimento raggiunse i massimi livelli; oltre al
divertimento cominciò a cementarsi tra alcuni di noi una vera e propria profonda amicizia.
La fine della stagione carnevalesca non decretò la fine di frequentarsi con la promessa di rivedersi l'anno successivo, anzi la partecipazione ai dopo-cena alla “stanza” diventò sempre più una cosa di cui non ne potevi fare a meno.
Nell'inverno del '97 arrivò una sensazionale notizia: i vari fact-totum del Gruppo riuscirono a stringere un accordo col patron del Carnevale di Cento per la partecipazione del Gruppo alle sfilate dell'anno successivo.
Siccome il Carnevale di Cento è gemellato col Carnevale di Rio de Janeiro, si aprirono per noi le porte alla partecipazione alla maxi “zingarata carioca”.
Io fui uno dei primi a mettermi in lista.
Sapere di andare a Rio mi affascinava ma ero del tutto ignaro di cosa volesse veramente significare; anche durante il soggiorno, nei giorni precedenti la sfilata, non è che sentissi in me qualcosa di diverso, strano, potente: si ero a Rio nei giorni del Carnevale come un qualsiasi turista.
La cosa cambiò aspetto il venerdì sera tutta la delegazione facente parte del Carnevale di Cento partecipò alla serata di gala: avvertivo attorno a me un'aria di apoteosi, cercavo di domarla ma non ne ero capace.
Prendemmo posto al tavolo e tutto di un tratto il vocìo si tramutò in silenzio: prese la parola il Presidente della Lega delle Scuole di Samba, ci propose i suoi saluti di benvenuto alla fine dei quali iniziarono le note dell'Inno di Mameli seguito dall'Inno Brasiliano.
In quei momenti capii di essere in un luogo dove a momenti sarebbe scoppiato un qualcosa di simile, bonariamente parlando, ad
un'atomica.
Da lì in poi il tempo non aveva più i suoi rigidi schemi di ore, minuti, secondi …… mi ritrovai mascherato dentro il Sambodromo nella “Notte dei Campioni”: quella speciale notte, a carnevale finito, fanno la loro discesa in campo le prime 5 Scuole di Samba classificate e prima del loro defilè, sfila la delegazione italiana a suffragio del gemellaggio.
L'inizio della sfilata è dato da una sirena: si aprono le porte e te sei catapultato in mezzo a tribune stracolme di persone che ti incitano, che ballano assieme a te, in un enorme casino dove se ti metti a pensare non pensi, non ce la fai minimamente a pensare.
Questa notte non a caso viene detta dai brasiliani: “O Imperio du Deliriu”.
Il sambodromo di Rio de Janeiro (ufficialmente Passarela Professor Darcy Ribeiro) è una struttura architettonica fissa atta ad ospitare manifestazioni in forma di parata. Si sviluppa in senso longitudinale per circa 700 metri lungo un viale chiamato Avenida Marquês de Sapucaí costeggiato per tutta la sua lunghezza da strutture che
ospitano gli spettatori.
Ai lati del viale si ergono degli spalti a gradinate "Arquibancadas" divisi in dieci settori non comunicanti tra loro e sviluppati in verticale su più livelli. Gli spettatori assistono alla sfilata dalla zona superiore dei settori o dal parterre, mentre i livelli intermedi sono occupati dalle cabine della giuria e dalle Camarotes, dei veri e propri piccoli alloggi da cui è possibile assistere alla sfilata con maggiore comfort. La capienza totale della struttura è di circa 85.000 spettatori.
Teatro di vari eventi e manifestazioni nel corso dell'anno, è senz'altro più noto per essere il luogo in cui si svolgono le sfilate delle Scuole di Samba di Rio de Janeiro durante il carnevale. Il Sambodromo infatti fu costruito nel 1984 su progetto dell'architetto Oscar Niemeyer espressamente per ovviare alle problematiche che incontrava la città ogni anno in occasione del carnevale.

Immersioni Subacquee nell'Isola di Sipadan

Al largo della costa orientale del Borneo, nel Sud Est asiatico, c'è uno dei posti più belli del mondo dove fare diving.
E' l'isola di Sipadan, un'autentica perla incastonata nel mare di Celebes, tra la Malesia e le Filippine.
Un luogo unico e protetto (con un ecosistema simile a quello delle Galapagos, in Sudamerica), tra le cui acque vivono centinaia di specie rare di pesci e i grandi predatori del mare.
In un'immersione a Sipadan, si possono vedere banchi di squalo martello alla ricerca di prede, grandi tartarughe di mare con il loro lento ondeggiare, minuscoli e rari pesci mandarino e, soprattutto, lo spettacolo unico al mondo del tornado di barracuda.
Le immersioni a Sipadan e d'intorni di effettuano tutto l'anno in condizioni perfette.
Il Borneo è soggetto ad un clima equatoriale, caldo umido, con abbondanti piogge che diminuiscono leggera solo giugno ad agosto. Tuttavia la costa Est del Borneo malese è particolarmente riparata e gode di condizioni meteorologiche migliori e ideali per un'immersione: acqua calda (29°) e visibilità buona (fino a 40 metri). RAGGIUNGERE SIPADAN
Per raggiungere Sipadan bisogna andare, innanzitutto, in Malesia. Diverse compagnie aeree effettuato la rotta tra l'Italia e la capitale Kuala Lumpur con voli giornalieri della durata non inferiore alle 15 ore (Malaysian Airline è la compagnia di bandiera).
In alternativa si può volare nel vicino stato di Singapore.
Da uno di questi due scali è necessario poi prendere un volo per raggiungere il Borneo e la regione malese del Sabah.
L'aeroporto più vicino all'isola di Sipadan è quello di Tawau, nel distretto di Semporna. Si può, però, anche volare a Kota Kinabalu (capoluogo del Sabah) o a Sandakan e raggiungere Semporna via terra.
Da Semporna, infine, è necessario effettuare una navigazione di circa un'ora per raggiungere Sipadan …O meglio, le isole vicine a Sipadan: Pulau Mabul, Kapalai e Mataking dove sono ubicati i resort turistici. L'isola di Sipadan è, purtroppo, da anni oggetto di dispute territoriali tra la Malesia, l'Indonesia e le Filippine. SOGGIORNARE VICINO SIPADAN
Nel 2001, un tribunale internazionale ha sancito il territorio come appartenente allo stato malese che da 2005 ha trasformato l'area (già protetta da anni) in un'oasi praticamente inaccessibile.
I resort sull'isola si sono quindi spostati sulle isole vicine per lasciare Sipadan incontaminata. Attualmente è quindi impossibile alloggiare a Sipadan.
L'isola più vicina è Mabul dove sono ubicati i resort più famosi e altri alloggi economici. A largo di Mabul c'è addirittura una vecchia piattaforma di perforazione trasformata in un resort per accaniti subacquei. L'isola è anche abitata da una nutrita popolazione locale (più di 2.000 persone) che vive in condizioni di estrema povertà in baracche e palafitte: le classiche Long-house malesi.
La condizione degli abitanti stride parecchio con quella dei turisti alloggiati nei resort, in particolare in quelli di lusso costruiti direttamente sull'acqua. D'altro canto, però, gli abitanti dell'isola non hanno la minima idea del concetto di ambiente e riversano tutti i loro rifiuti in mare o sulle spiagge. Mabul sta purtroppo diventando una discarica a cielo aperto così come gran parte del tratto di mare che separa Semporna dall'isola. In alternativa a Mabul c'è l'”isola” di Kapalai.
Il nome deriva da quello dell'unico resort presente in loco: un lussuoso 5 stelle costruito in mare su palafitte.
Kapalai infatti non è nemmeno un'isola ma una sorta di Sandbank,
un banco di sabbia che emerge dal mare. La terza opzione è quella
di alloggiare all'isola di Mataking dove è ubicato un unico resort di
categoria lusso. E' l'ennesimo paradiso della zona, attenzione però:
l'isola è molto più lontana dal sito di Sipadan rispetto agli altri alloggi.
L'ultima opzione è quella di alloggiare in una struttura alberghiera a
Semporna, sulla terraferma, una cittadina malese vivace ma
anonima e piuttosto povera.
IMMERSIONI A SIPADAN
Per poter effettuare un'immersione a Sipadan è necessario organizzare il proprio viaggio con larghissimo anticipo. I viaggiatori abituati ad andare all'avventura senza prenotare o solo con il biglietto aereo andranno incontro ad una cocente delusione. Non solo perché i resort sono pochi e sempre pieni, ma soprattutto, perché effettuare un'immersione a Sipadan è difficilissimo. L'isola è protetta dalle leggi malesi ed è stata trasformata in un santuario marino unico. Il governo ha proibito ogni tipo di struttura ricettiva. Ha anche fortemente limitato l'accesso all'isola e alle sue acque ponendo un tetto di 120 persone (subacquei) al giorno. Un numero irrisorio se si pensa a quanti turisti sono ospitati nei resort. Il numero diventa ridicolo se si dovesse calcolare quante persone più o meno seriamente stanno pianificando un viaggio a Sipadan. Gli accessi
sono regolati da permessi in vendita dietro pagamento e rilasciati ad alcuni resort della zona.
E' necessario, quindi, acquistare da loro il pass per entrare a fare parte dell'esclusiva lista di fortunati che può effettuare un'immersione a Sipadan, ma attenzione! Scordatevi il pass se non alloggiate in uno di quei resort perché non ve lo venderanno. Il numero di permessi varia a seconda del resort: quelli di lusso ne hanno di più (al massimo 14) ma potrebbero avere più ospiti che vogliono immergersi a Sipadan rispetto a resort più a buon mercato che dispongono di un numero minore di permessi. E' quasi una lotteria, quindi, e per essere sicuri di avere un posto è necessario prenotare il viaggio e l'immersione con mesi di anticipo. Può anche capitare che all'arrivo il permesso non ci sia per il giorno stabilito. O, ancora, che per qualunque ragione di carattere tecnico o meteorologico quel giorno non ci si possa immergere a Sipadan. Il consiglio è, quindi, quello di tenersi un paio di giorni extra da utilizzare in caso di contrattempi.
Chi ha la fortuna di immergersi a Sipadan proverà un'esperienza unica nella vita. Attorno all'isola vivono oltre 3mila specie diverse di pesci. I siti di immersione sono 13, tutti spettacolari. Dalla caverna dove è ubicato il cimitero delle tartarughe, al giardino dei coralli, fino alla zona dei pescecani, con gli incredibili squali martello. Il sito più spettacolare è “Barracuda point”: classificato fra i primi 5 al mondo. Qui nuotano migliaia di barracuda in banchi che formano vortici del tutto simili come forma a dei tornado. Durante un'immersione si può ammirare questo fenomeno da vicinissimo.
Lo spettacolo dei barracuda, intorno all'isola, ma soprattutto a barracuda point è veramente maestoso e rimane impresso nella memoria.
I barracuda sono veramente centinaia e formano dei muri che fanno impressione per le dimensioni dei pesci che li compongono. Trovarsi in mezzo a loro quando formano la ruota e sentirsi Doubillet (famoso fotografo che per primo li immortalò) è una sensazione bellissima ed irripetibile.
Distratti da tutto quello che ci passa davanti al largo, non bisogna però dimenticare di osservare la parete a dirupo, sulla quale, non mancano gli alcionari, le gorgonie a frusta, il corallo nero e tutti gli abitanti che si annidano tra di loro.
Viceversa la particolarità dei fondali di Mabul, ma anche di Kapalai, sono le ormai famose muck divers , che contrariamente a quanto il nome lascerebbe ad intendere, non si svolgono nel fango, bensì sui
bassi fondali intorno all'isola e che comunque sono il meglio che si possa sperare per la macro fotografia.
Specie multicolori come nudibranchi, pipefish fantasma, scorpionfish e stonefish, il gambero mantide, pesci mandarino, murene nastro, murene serpente, frogfish (pesce rana), cavallucci marini e pesce coccodrillo hanno tutti la loro casa in questi luoghi.
Di certo c'è che, più immersioni in questi luoghi, danno la possibilità anche ai subacquei più esperti di scoprire innumerevoli organismi marini ai più sconosciuti, frutto della strabiliante biodiversità di questi fondali.
Assolutamente da non mancare, alla sera dopo le 17,30, l'immersione sotto il jetty a mandarin point, alla ricerca del pesce mandarino.
Il Synchiropus splendidus, conosciuto comunemente come pesce mandarino vi affascinerà con i suoi colori e con la danza d'amore con la sua compagna. Riemergendo il tramonto sull'acqua sarà una splendida conclusione di una giornata sicuramente stupenda.

Una Notte nel Deserto di Sale
Si chiama Sahara El Beyda ed è il deserto bianco situato in Egitto. Questa parte del Sahara si estende fra le oasi di Farafra e Bahariya, arrivando sino a Siwa a nord e al confine con la Libia ad ovest. A renderlo unico al mondo è il colore della sua sabbia, bianchissima, ma soprattutto le straordinarie formazioni rocciose che conferiscono un aspetto spettrale e magico a tutta l’area.
Sino a 5mila anni fa in questa zona si trovavano sorgenti d’acqua, fiumi e laghi.
La regione era popolata da gazzelle, leoni e rinoceronti, che vivevano nella savana insieme ad una civiltà primordiale che ormai è scomparsa.
Oggi fra la sabbia bianca si nascondono ancora le tracce di quel passato antichissimo testimoniato dalle pietre bianche modellate dal vento e dalle conchiglie fossili.
I colori, i massi e formazioni rocciose rendono Sahara El Beyda un luogo magico che si estende per oltre 2mila km quadrati.
Nel corso dei secoli il Deserto Bianco è stato teatro di importanti momenti storici.
Per secoli gli esploratori hanno percorso queste dune bianche alla ricerca dell’oasi scomparsa di Zarzora, mentre Alessandro il Grande, passò di qui dopo aver conquistato l’Egitto per consultare l’oracolo di Amon, che gli predisse che avrebbe conquistato il mondo. Il Sahara El Beyda assistette anche al passaggio della splendida e potente regina Cleopatra che si recava a Siwa, oasi considerata l’ultima frontiera nel territorio dei Faraoni.
Oggi in quel luogo nato in una depressione e con 300 sorgenti sotterranee si trovano ancora ulivi e palme di datteri, ma soprattutto il Monte dei Morti, che ospita diverse tombe faraoniche risalenti alla XXVI dinastia, il Tempio di Amon, e la famosa Piscina di Cleopatra, dove, fra le acque verde smeraldo, nuotò la bellissima regina amata da Antonio.
Era l’estate del 2011 e per l’ennesima volta eravamo in viaggio in Egitto questa volta facendo il tour delle Oasi. Una delle tappe fu la notte da trascorrere nel Deserto Bianco: per la precisione era 12 agosto 2011 e guarda caso quella notte era luna piena. Con la nostra Jeep entrammo nel deserto vicino all’ora del tramonto e la luce rosea colorava di un leggero magenta le formazioni bianche che si mixavano con la sabbia rossa del deserto. Questo fu il benvenuto. Il cielo assumeva sempre più il colore suo naturale il blu lasciando gradatamente quel bianco di una giornata torrida normale nel deserto.
La Jeep si addentrava sempre più in questo paesaggio che non era terrestre sembrava di stare in viaggio su un pianeta lontano anni luce dalla Terra: pensavo ora fotografo del famoso Mr. Spoke con l’orecchie a punta.
Ad un certo punto ormai eravamo quasi nelle tenebre e la Jeep si fermò: eravamo arrivati nel punto dove avremmo montato il nostro accampamento. La guida e l’austista si misero al lavoro nel montare le tende e subito dopo la Jeep diventò la cucina per preparare la cena: un buon pollo stufato con le verdure e varie altre leccornie della cucina egiziana.
Il fuoco la faceva da padrone nell’oscurità e una volta finita la cena e messisi in un meritato relax cominciammo ad udire in lontananza altri nomadi come noi intonare musiche e canti. Finchè la notte diventò fonda. Io naturalmente non chiusi occhio quella sera perché le foto che scattavo erano un qualcosa di mai visto; riuscivo a scattare come di giorno sfruttando la luce della luna; mi addentrai nel deserto sempre tenendo d’occhio la luce del fuoco con il mio cavalletto e macchina fotografica ero veramente solo, solo in una vastità. Dal caldo infernale del giorno si passò ad una temperatura più accettabile quasi una felpina non avrebbe disgustato. Le stelle la facevano da padrone in quel cielo nero, sembrava di toccarle, sembrava di essere immersi in un immenso albero di natale pieno di lucine. Tornato al campo un’altra sorpresa la volpe del deserto che era stata attratta dall’odore degli avanzi della cena: un’emozione indescrivibile vederla vicino a me e neanche tanto impaurita; con movimenti lenti presi il cavalletto lo posai nella sabbia e cominciai a scattare: chiaro molte foto vennero mosse ma una almeno riuscii a scattarla decente almeno per ricordo. L’alba era alle porte il cielo da nero cominciò a dipingersi a est cominciarono i primi bagliori; il rosso diveniva sempre più marcato e i colori si mixavano con una predominante rosastra. La sabbia riprese a vivere nel suo colore ocra. Il sole fece capolino e in poco tempo nel deserto ricominciò un giorno di fuoco.




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